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Introduzione
Dalla radice sanscrita yuj che significa "unione" o "vincolo", Yoga indica l'insieme delle tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell'anima con Dio (o Paramatma). Colui che segue e pratica il cammino dello Yoga è chiamato yogi o yogin (le donne sono dette yogini).
La prima grande opera indiana che descrive e sistema le tecniche dello Yoga è lo Yoga Sutra (Aforismi sullo Yoga), redatto da Patanjali, che raccoglie 185 aforismi. Gli studi tradizionali indiani identificavano Patanjali con l'omonimo grammatico vissuto nel III secolo AC ma studi filologici più moderni hanno postdatato la redazione dell'opera ad un'epoca presumibilmente altomedievale.
La diffusione di pratiche risalenti a quella tradizione in occidente, avvenuta tra il diciannovesimo e ventunesimo secolo, come la meditazione (dhyana), gli esercizi di controllo del respiro (pranayama) o le asana (le celebri “posizioni” con cui lo Yoga viene comunemente identificato tout-court), ha tralasciato quasi sempre gli altri livelli, ed in particolare i primi due iniziali e per questo fondamentali. Ciò è dovuto al fatto che nella società occidentale il rapporto con lo Yoga non è mai stato strettamente relazionato alla religione (in particolare quindi all'unione dell'anima con Ishvara, il Signore), ma è sempre stato inteso come una disciplina che mira al riequilibrio psicofisico dell'uomo ed al raggiungimento di uno stato di "ben-essere".
Gli otto stadi dello Yoga
Patanjali indica al praticante 8 stadi (o arti) dello Yoga, cioè gli otto passi che conducono all'unione con il Paramatma.
Yama
Con Yama si intendono i “comandamenti morali universali”, o astensioni. Sono i cinque "freni" su cui si fonda l'etica dello Yoga:
- Ahimsa: non-violenza, astensione dall'infliggere a qualsiasi essere vivente qualunque tipo di male, sia esso fisico, psicologico, ecc.;
- Aparigraha: distacco, non-attaccamento, astensione dalla bramosia del possedere;
- Asteya: onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità;
- Brahmacharya: castità (intesa soprattutto come purezza morale e sentimentale);
- Sathya: verità, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con sé stessi).
Con Niyama si intendono le regole dell'autopurificazione.
- Saucha: pulizia, salute fisica, purezza;
- Santosa: appagamento, felicità della mente, l'accontentarsi;
- Tapas: ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale;
- Svadhyaya: studio di sé stessi, ricerca interiore;
- Ishvara Pranidhana: abbandonarsi alla Divinità, la resa al Signore di tutte le nostre azioni.
Asana
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Per approfondire, vedi la voce Asana. |
Le āsana sono posizioni o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello Hatha Yoga. La funzione delle asana è direttamente collegata alla fisiologia indiana, fondata sul sistema sottile. Secondo tale sistema, attraverso l'assunzione di diverse posizioni del corpo, il praticante diviene in grado di purificare i canali energetici (Nadi), incanalare l'energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psico-fisico.
Le asana conosciute sono alcune migliaia; ciascuna di esse porta un nome derivato dalla natura (soprattutto animali), o dalla mitologia induista.
Pranayama
Il Pranayama (controllo ritmico del respiro) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo Yogasutra di Patanjali. Insieme a Pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per la liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama (lunghezza,controllo, espansione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro (energia vitale)